LIBRI
ECCO UN VOLUME CHE INSEGNA AD “USARE” IL JAZZ
Jazz, istruzioni per l’uso? No, grazie, tutti gli appassionati di jazz conoscono bene la risposta di Louis Armstrong alla signora che, incerta, gli chiese di definire il jazz: “Signora – rispose Louis Armstrong- se lo domanda, non lo saprà mai!” Già, perché il jazz, in fondo, lo puoi capire solo ascoltandolo e vivendolo.
Questo pensavo mentre ascoltavo In a sentimental mood di Duke Ellington, capace con la sua carica struggente di assorbire la calura estiva e i furiosi temporali di questi giorni. Questo pensavo quando decisi di andare in libreria. Avevo scoperto di essere molto simile all’avvocato Guido Guerrieri dei romanzi di Carofiglio (vedi Ragionevoli dubbi, Sellerio): la libreria assolve a una funzione ansiolitica e antidepressiva. Presi dallo scaffale L’eta del jazz e altri scritti di Francis Scoot Fitzgerald, lo sfogliai, ne lessi l’incipit e lo rimisi a posto, con calma. Continuai così, a prendere e sfogliare libri, fino a quando mi capitò tra le mani Jazz: istruzioni per l’uso, edito da Laterza.
Non è un libro per gli addetti ai lavori, come afferma l’autore, Massimo Nunzi, nella prefazione. È un libro che nasce da un’idea vincente, quella di presentare attraverso una serie di concerti che cos’è il jazz, lasciando al pubblico la possibilità di porre delle domande. Il libro raccoglie tutti questi interrogativi e traccia con spiazzante facilità la “vita” del jazz: dove nasce il jazz?, esiste un collegamento tra jazz e pugilato?, che jazz si faceva ai tempi del Grande Gabsy?, Duke Elligton si può considerare il George Gershwin nero?, ma tutto quello che scrive Mingus in Peggio di un bastardo è vero? Domande, risposte e dvd.
Accompagna infatti il libro un dvd che è un geniale assaggio della bravura di Nunzi, sotto la regia di Elena Sommaré, autori anche nel 2009 di dodici dvd sulla storia del jazz, pubblicati da L’Espresso.
Se si volesse iniziare a capire il jazz, si potrebbe proprio partire anche da qui, dai dodici dvd, con le immagini in repertorio in bianco e nero, con le interviste ai grandi che suonano e vivono il jazz. Tra queste interviste, c’è anche quella a Gianni Basso: seduto sulla poltrona, con il suo sax in mano, racconta di Lester Young, il rivoluzionario, o di quando conobbe e presentò al Festival di Bergamo Coleman Hawkins, il padre fondatore del sax tenore, che iniziò a suonare solo dopo un po’di tempo; solo dopo, gli confidò, d’avere visto tra il pubblico due belle gambe di donna, perchè lui suonava sempre per qualcuno.
Jazz, istruzioni per l’uso? Sì, grazie.
Manuela Furnari
non solo Jazz
direttore responsabile Armando Brignolo
Fabiano Edirore
luglio 2011