Il Sole 24 Ore
È quanto ha fatto in un libro esemplare, per dottrina, scrupolo filologico, conoscenza delle partiture e devozione al musicista, Manuela Furnari, conterranea dell’avvocato (e la complicità astigiana si sente), appena uscito in una delle migliori collane italiane -dedicata, per altro, a ottimi saggi sul jazz- del Saggiatore. Si intitola Prima la musica e già questo indizio ci mette sulla strada giusta. […] E la Furnari -spartiti e telecomando del cd alla mano: di ogni canzone analizzata viene fornito il minutaggio esatto di ciò che succede sullo spartito- lo dimostra. Paolo Conte “impagina” (è sua definizione) la musica, sapendo sempre dove andare a parare […] Max Pitzianti, il musicista che per Conte si divede tra piano, clarini, bandoneon, in una delle interviste che chiudono il libro della Furnari, spiega: “Paolo Conte è un novecentista: si porta dietro nella sua musica i profumi del primo Novecento, là dove c’era la voglia di cambiare tutto”. È questo: Paolo Conte è un rivoluzionario in solitudine. Valica il tempo, lo percepisce, lo assorbe e ne modifica l’essenza. Irripetibile, come ogni vero artista, ha dalla sua il vantaggio della complessità. Certi amano Paolo Conte. E il motivo… sì che si capisce.
Stefano Salis
21 giugno 2009